
Il prossimo 9 luglio Stroncature ospita la presentazione dell'ultimo libro di Nadia Urbinati e Piero Ignazi, con Roberto Menotti e Vincenzo Pascale. Per partecipare all'incontro è necessario registrarsi.
Dalla quarte di copertina. Quali sfide pone la pandemia alla democrazia? Quale conseguenze avrà sul rapporto tra cittadini e Stato, tra libertà e autorità? Quali concezioni della vita umana, del suo valore e della sua dignità si sono diffuse in questo periodo?
Di fronte ai rischi di diffusione del Covid 19 il mondo ha reagito in maniera diversa: alcuni paesi come il Brasile hanno lasciato agli individui libertà assoluta, come fossimo naufraghi su un’isola deserta come Robinson Crusoe, altri - come la Cina - hanno al contrario decretato l’assoluta dipendenza dell’individuo da regole stringenti imposte dall’autorità centrale. In Italia si è seguita una strada intermedia, che comportava l’uso della paura e delle sanzioni ma anche l’appello al senso di responsabilità dei cittadini attraverso ad esempio l’autocertificazione. Si è così applicata una concezione della libertà come vincolo sociale - propria della tradizione democratica - diversa da quella di libertà come non interferenza (degli altri individui o dello Stato) - propria della tradizione libertaria. Una strada rischiosa, perché in ogni momento si può perdere l’equilibrio tra il desiderio di sicurezza e l’esigenza di libertà: se il primo prevale comprimendo la seconda, si rischia di cedere all’autoritarismo.
L’unico antidoto a questo rischio è l’esercizio della cittadinanza critica e attiva, non solo nell’ambito della propria nazione.
Piero Ignazi, politologo italiano laureato in Scienze della politica all'Università di Bologna, Ignazi ha completato i suoi studi presso il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge. Nella sua carriera accademica è diventato presidente del Corso di Laurea triennale in Relazioni Internazionali e direttore del Master in Relazioni Internazionali (2000-03) all'Università di Bologna. È membro dell’Editorial Board dell’International Political Science Review (2004-10), ed è stato direttore de Il Mulino tra il 2009 e il 2011. Oltre a insegnare Politica comparata presso l’Università di Bologna, collabora con «la Repubblica» e «L’Espresso». Tra le sue pubblicazioni: Partiti politici in Italia (Il Mulino 2008), La fattoria degli italiani (Rizzoli 2009), Forza senza legittimità. Il vicolo cieco dei partiti (Laterza 2012 e 2013), Il triangolo rotto. Partiti, società e Stato (Laterza 2013, con Fabrizio Barca), Vent'anni dopo (Il Mulino 2014).
Nadia Urbinati insegna Teoria politica alla Columbia University di New York. Tra le sue monografie in inglese, Representative Democracy. Principles and Genealogy (Chicago Press, 2006; 2008).
Ha pubblicato molti saggi anche per editori italiani tra i quali: Individualismo democratico. Emerson, Dewey e la cultura politica americana (1997; 2009); Ai confini della democrazia. Opportunità e rischi dell’universalismo democratico (2007); Lo scettro senza il re (2009); Democrazia rappresentativa. Sovranità e controllo dei poteri (2010); Liberi e uguali. Contro l’ideologia individualista (2011); La mutazione antiegualitaria. Intervista sullo stato della democrazia (2013); Democrazia sfigurata (UBE 2014).
Dal 2008 è editorialista del quotidiano «la Repubblica».
